29.4.06

Splatter Container




Spesso mi capita di girare per il web per cercare informazioni su uno dei miei generi preferiti in assoluto, l'horror, ed in particolare sui film dell'orrore italiani degli anni '70 e '80 che, ahimé, sono una delle mie passioni segrete (perché spesso mi ritrovo davanti ad delle bufale mostruose, spettacoloni sanguinolenti e rozzi come neppure il peggior Micheal Bay impastato nell'horror sarebbe in grado di realizzare).

Fra i siti che mi è capitato di visitare ce n'è uno veramente superlativo: splattercontainer.com. Qui, se sei un fanatico del cinema horror in generale, puoi trovare notizie, recensioni (di film e di edizioni in DVD) che non troveresti neppure su "Filmtv.it" (che fra l'altro lo ha segnalato su un numero).

Sito dal design accattivante e vivace, qui ho trovato il mio tempio dell'horror. La mia passione per questo genere è cominciata nel 2003, quando vidi in TV il bellissimo "Dracula di Bram Stoker" diretto da Francis Ford Coppola, ed è poi proseguita con "Shining" (che si commenta da sé), "Profondo Rosso" (che io ritengo un altro magistrale capolavoro) ed un classico del cinema anni '80: "Nightmare" di Wes Craven.

Penso che l'horror sia il genere in cui il mio senso critico è più acuto: il cinema horror è costituito da 3/4 da pura "monnezza", cioé da quegli stupidissimi slasher-splatter che hanno tempestato sia il cinema americano sia quello italiano negli anni '80. Non so se qualcuno abbia mai visto film come "Paganini Horror" (Luigi Cozzi, 1984) o come "Bloody Psycho" (di un tizio chiamato "Leandro Lucchetti", che se la tira tanto e copia papale-papale il miglior Dario Argento, in peggio), ma vi assicuro che, se è pur vero che il cinema deve essere alla portata di tutti, ci sono alcuni tizi a cui dovrebbero essere strappate le mani prima che riescano a metterle addosso a una cinepresa da film. Poi abbiamo i film americani, i celebri teen-horrors- come "La Casa", che più o meno si somigliano tutti quanti, ma hanno alti e bassi considerevoli ("La Casa", per esempio, è fantastico, cosiccome il suo seguito, "L'armata delle tenebre", purtroppo dimenticato da tutto e da tutti). Ma la "ciliegina sulla torta" è il cinema di Lucio Fulci o di altri registi che, pur di imitare "gli americani", non hanno lesinato a creare dei mostri che non hanno né capo né coda... e non è precisamente un pregio. Ma abbiamo anche avuto i nostri grandi autori del genere: Raimi, Carpenter, Craven, Romero, ma anche alcune perle di Peter Jackson, sono nomi che, pur con qualche concezione di troppo al gore e al mero gusto della violenza (ma del resto, se si cerca la violenza gratuita e innoqua, lo splatter è il genere che fa per noi) per me rappresentano grandi artisti del cinema d'intrattenimento, pur con alti e bassi.
Mi piacciono anche alcuni vecchi film di Mario Bava, anche se il suo stile è via-via diventato troppo poco incisivo, troppo commerciale per "spaventare" veramente.
Poi abbiamo i film di Dario Argento. Ora, io considero quest'uomo un vero idolo, ha creato i tre thriller italiani più belli che abbia mai visto ("Profondo Rosso", "L'uccello dalle piume di cristallo" e l'estremo ma incommensurabile "Tenebre"). Ma poi, quando ha tirato fuori un film come "Opera", superficialotto, goffo, con una messa in scena da far ridere i polli, ho capito coloro che dicono "Argento si è fermato al 1984" (anno di "Tenebre", il suo ultimo capolavoro). Dall'84 in poi sono venuti film tremendi: "Opera", "Trauma", l'appena decente "Il Fantasma dell'Opera", "La sindrome di Stendhal", fino ai suoi migliori film comici: "Non ho sonno" e "Il Cartaio". Avete finito di vedere tutti i film di Scary Movie, American Pie, Stephen Chow e di tutti i più grandi registi comici internazionali? Perfetto: vi mettete le scarpe, andate in videoteca, e vi noleggiate "Non ho sonno". la storia è talmente ingneua, talmente degna di compassione che non riuscirete a trattenere le risate. Argento è morto e sepolto, altroché! O, come ho letto oggi su una webpage, Argento è scappato in Brasile negli anni '80 con l'incasso di "Tenebre" e si è sostituito con un sosia tale e quale a lui... non ci credete? Guardatevi uno dei film che vi ho segnalato per ultimo. Poi ne riparliamo.

Vorrei poi segnalare un film intitolato "Il profumo della signora in nero", del misconosciuto Francesco Barilli, che io reputo uno dei più grandi capolavori del cinema horror italiano. Peccato che sia irriperibile per i più. Un vero peccato.






Etichette:

GDR per pc


Oggi ho comprato "Gothic II" con Giochi per il mio computer. E' un bel gioco (anche se ancora sono all'inizio), ma forse il gioco di ruolo, almeno quello pc, è un genere nel quale sono ancora principiante.


















Ho letto ad esempio recensioni entusiastiche riguardo a "The Elder Scrolls IV: Oblivion", che, come potete constatare (qui sopra) ha una grafica che se sulla carte risulta stupenda, dal vivo, davanti allo schermo, sarà magnifica. Ma il problema è che ho paura a comprare un gioco che, magari, potrebbe annoiarmi a causa della lunghezza, delle mille missioni extra durante l'avventura principale... mi piace quando un gioco d'avventura riesce a farti esplorare un intero mondo fatto di montagne, laghi, mari, ma anche di immense opere edili come i ponti, i palazzi, strade... un esempio eccellente è rappresentato da un gioco per Play 2 che occupa il posto d'onore: "GTA: San Andreas". Lo so, GTA non è certo un gioco di ruolo, ma gli somiglia in modo incredibile, soprattutto in questo nuovo episodio, dove è possibile addirittura scolpire il proprio fisico bestiale andando in palestra. Guarda caso, GTA è un gioco che sto portando avanti da oltre un anno... l'ho trovato lungo e molto stressante nella campagna principale, mentre l'esplorazione del mondo ricreato dagli sviluppatori richiama tanto le atmosfere di film come quelli di Spike Lee, i polizieschi delle serie tv come "The Shield", citazioni di David Lynch (e di "Twin Peaks" nella riproduzione di piccoli paesini montani, che sono gioielli di atmosfera) ma anche ambientazioni tipicamente western in cui perdersi, da deserti contaminati dagli alieni a cimiteri da cui la notte escono anime dannate. Veramente uno spasso.

Usando un'affermazione retorica riguardo al GDR, potrei dire che "ho già poco tempo per gestire la mia vita, come potete pretendere che ne possa gestire una virtuale!".














Comunque, chiunque voglia apprezzare l'esperienza di un vero e proprio viaggio virtuale per la West Coast americana, fra Los Angeles, San Francisco e Las Vegas, deve provare questo gioco, e lo stesso chi voglia imitare personaggi come quelli di "Pulp Fiction" vivendo una vita... pericolosa.




Etichette:

28.4.06

Si chiude così "Roma"


Pochi istanti fa è finita l'ultima puntata della serie HBO "Roma", prodotta assieme a "Raifiction", di cui ho parlato l'altra sera. Dopo una scena d'azione tanto "barbara" quanto irrealistica (l'eroe, che ricorda tanto il "gladiatore", quello di Scott, che mette a tacere 5-6 combattenti tutto da solo in un tripudio di sangue, teste tagliate e urla), una conclusione lenta ed amara: da una parte, il suicidio di una madre in attesa di un bambino, dall'altra la morte di Cesare ad opera di Bruto. "Roma", a differenza delle tante "Giulio Cesare", "Augusto" e "Nerone" (la prima di "Mediaset", le ultime due di "Raifiction"), ha saputo raccontare lo spirito di un'epoca, quella della res publica, peccando sul versante della fedeltà Storica per vari dati sbagliati, ma riuscendo nell'intento di trasmettere il clima del tempo: brutalità, tragedie, inganni, insicurezze e l'immensa tragedia delle violenza scaturita dalla sete di potere. Lo spirito della Roma di strada, quella che vuole raccontare la serie, c'è tutta ed ha ampio respiro. Le serie HBO dovrebbero essere proiettate più spesso, sono ottimi spettacoli di intrattenimento.

Ora, invece, stavo guardando (è finito proprio adesso anche questo) "Storytellers", su Mtv, con Bruce Springsteen che parla del suo ultimo album, spiegando testo per testo... significato per significato... ma perché accidenti non compro mai la guida tv! La registrazione in DVD ci stava tutta... intanto, beccatevi questa...


























A proposito, da "Brucespringsteen.net/news":


Bruce Springsteen won the Grammy for Best Solo Rock Vocal Performance for "Devils & Dust" at the 48th annual Grammy Awards given out in Los Angeles on Wednesday night (2/8).

Mica lo sapevo... se l'è meritato!

Etichette:

Film tv.


Per chiunque non lo sapesse, io scrivo le mie recensioni di cinema sul sito della rivista "Filmtv" con il nickname, un pò stupidino, di "spielbergman", ovvero "uomo di Spielberg".


Il sito è bello per le immense dimensioni del database e perché permette di scrivere una recensione personale in merito ai film. Si può essere d'accordo o no con le critiche cinematografiche firmate dallo staff della rivista (che io, in linea generale, condivido in alcuni punti, in altri un pò meno). Sul sito c'è un ampio numero di appassionati di cinema iscritti, ognuno appassionato di un certo genere o autore. C'è, ad esempio, chi si è fatto una cultura immensa con Dario Argento, chi sa tutto dei grandi autori come Takeshi Kitano, chi è patito per l'action più puro. Veramente una comunità di cinema variegata e accogliente.

Sono iscritto a "Filmtv" da due anni, e devo dire che mi piace, per una volta, recensire personalmente i film e poi pubblicare i miei articoli!
Ad esempio oggi ho firmato una lunga recensione del mio film preferito in assoluto: "Schindler's List". Non ha bisogno di descrizioni, spero...

Comunque, a chi interessa, può collegarsi a questo bel sito di cinema: www.filmtv.it

Oggi giornata piatta, dedicata allo studio. Fuori piove e non ho film da guardarmi... penso che "Thief" tornerà in azione fra soli dieci minuti...

Etichette:

27.4.06

Telefilm preferiti

Uno dei grandi pregi di "Italia 1", oltre a "I Simpson" e ad alcuni altri cartoni animati niente male, sono secondo me i telefilm americani. La storia della più giovane rete Mediaset insegna che qui si sono visti per la prima volta alcuni dei più importanti telefilm della storia della tv, da "Supercar" a "C.S.I".

Ieri sera ho visto un nuovo telefilm, dal titolo "Veronica Mars". Non sapevo di cosa trattasse, così mi sono messo a guardarlo. Veronica è una ragazza di una cittadina americana di mare, una di quelle alla "Dawson's Creek", che vive con il padre detective e tenta di colmare il suo dramma interiore (ha perso la madre da piccola) investigando sui fattacci in cui sono coinvolti i suoi molti amici di scuola. Devo dire che "Veronica Mars" non è brutto, ma non è il mio genere.

I miei telefilm preferiti sono pochi: "New York Police Deapartment", "Dr. House-Medical Division" e naturalmente il politcamente scorrettissimo "The Shield".

"N.Y.P.D." è molto vecchio ma molti se ne ricorderanno di certo. Mi piace per quel suo clima metropolitano, drammatico, intrinso di fatica quotidiana, che si intreccia di tanto in tanto con i drammi personali dei protagonisti. Sullo sfondo, naturalmente, l'imparegiabile ambiente quotidiano di New York City. L'ho sempre trovato bellissimo. I protagonisti erano soggetti degni di nota: Sipowicz (Dennis Franz) era un poliziotto piuttosto obeso, con i baffi e la testa calva, che aveva evidenti problemi di comunicazione interpersonale dovuti ad un grave esaurimento di vervi; Bobby (Jimmy Smits) lo considero uno dei personaggi più sfortunati che abbia mai visto, a causa di tristissime situazioni descritte durante la serie. Poi i personaggi sono cambiati, e non l'ho più seguito.

"Dr. House" è un telefilm abbastanza recente, molto affascinante: il dr. House (l'ottimo attore inglese Hugh Laurie, premiato con il Grammy Award per questa interpretazione) è un uomo menomato da un grave incidente d'auto, che lo ha fatto diventare un uomo irascibile ed insopportabile. Eppure, il "Dr. House", operando in una clinica fra le più specializzate d'America, cura di tutto: dal semplice raffreddore ai disturbi più gravi e singolari. Il suo comportamento nei confronti del suo team di supporto (gli studenti di medicina che assiste) è tremendo: il suo cinismo non permette repliche, tutti ne vengono moralmente e psicologicamente devastati. Grande telefilm, scritto benissimo e diretto con un taglio moderno ed esaltante, colmo di ambiguità e di ironia nera.

"The Shield" è un telefilm che poteva piacere solo a me: racconta le vicende di un poliziotto della squadra antidroga di Los Angeles, Vic Mackey, corrotto fino al midollo, violento e senza scrupoli. Vic è un antieroe, maleducato e spietato, vive la sua vita losangelina annaspando per portare a casa qualche dollaro in più senza nutrire riserve. Da un altro lato, quando è in casa, Vic diventa il classico papà e marito: buono, tenero, comprensivo. Un telefilm assolutamente mai retorico, sempre ripreso con la telecamera a spalla, è andato in onda fino all'anno scorso su "Italia 1" in seconda serata, a causa della violenza di alcune scene. Per questo, ho visto veramente pochissime (stupende) puntate.


In questo momento, la serie televisiva che seguo con più interesse è "Roma" su Raidue. Okay, okay, con la vera Storia non c'azzecca nulla. Però non cade nell'errore di propinarci fantastorie solo su Cesare o Pompeo, bensì di raccontare anche il clima della suburra, degli ambienti plebei più duri. C'è molta fantastoria, ma c'è anche un'ottima trama d'avventura che ha ben poco di plitically correct: è violento, crudo, ambiguo, barbaro, esattamente come la vita di strada di qualsiasi epoca. Domani finisce anche questa serie, ed è un peccato, perché mi è veramente piaciuta.

Un discorso a parte merita poi il già citato "Band of Brothers-Fratelli al fronte", la mia serie tv preferita in assoluto. Nata nel 2002 dalla costola di "Salvate il soldato Ryan", "BoB" narra le imprese della vera Easy Company, gruppo di paracadutisti della mitica 101° Airbone che, durante la Seconda Guerra Mondiale, attraversò l'Europa dalla campagna di Normandia alla liberazione di Berlino, combattendo durante il D-Day, l'operazione Market Garden, la crudissima battaglia di Bastogne, l'entrata nei lager nazisti. Realizzata con gli stessi mezzi e tecniche del capolavoro bellico di Steven Spielberg (che produce assieme a Tom Hanks), "BoB" è un prodotto televisivo molto al di sopra della media che, seppur peccando di un certo inevitabile "americentrismo" in merito alla lotta contro i nazisti (ma del resto, è una produzione americana, mica inglese...), sa descrivere senza retorica alcune drammatiche pagine di Storia. E' tratto dall'omonimo libro dello storico Stephen Ambrose, uno dei più grandi storici sulle imprese angloamericane durante il conflitto. Capolavoro...

Etichette:

Intrattenimento, mon amour

Anche oggi niente sessione di "D&D", per via dei soliti problemi.

In compenso, io, Mattia e Bigio abbiamo pescato dalla grande collezione di dvd in casa di quest'ultimo un altro bel film di fantascienza: "Equilibrium", con Christian Bale e Sean Bean.

Devo dire che, seppur con citazioni da capogiro (da "Farenheit 451" a "Matrix"), è un film estremamente divertente e riflessivo, un bell'esempio di cinema d'intrattenimento (voto: 7+). In un futuro lontano, dopo una devastante guerra nucleare, gli umani sono rintanati nel reame orwelliano di Libria, governato da un dittatore che priva gli abitanti delle emozioni (tutte: dal divertimento sino alla malinconia) per prevenire eventuali tentativi di ribellione. I feroci funzionari governativi (che ricordano tanto l'agente Smith vestito come Neo) hanno il compito di arrestare ed uccidere chiunque non prenda il prozium, ossia una pillola che evita le emozioni. Ma un giorno Preston, il migliore fra gli agenti, non prende la pillola...

Ottimo il lato tecnico, buone le interpretazioni (anche se, nel caso di Sean Bean, è meglio parlare di "partecipazione"...) e ottima l'atmosfera...

Il bello di "Equilibrium" è il clima da caccia alle streghe: vi sono processi, roghi e malinconiche irruzioni in case private a cui seguono arresti a catena. Veramernte un bel tocco crepuscolare, perfettamente (o quasi) sposato con l'azione vertiginosa dei combattimenti. Un futuro triste, malinconico, che tanto ricorda il medioevo. Fantascienza gotica, la mia preferita...

Su FILMTV.IT gli hanno dato la sufficienza bollandolo come "scopiazzatura". Sono d'accordo sino ad un certo punto. Un conto è la mera scopiazzatura delle scene d'azione che ho constatato, anche in altri film definiti "alla matrix" (rallenty, zoom durante il combattimento, colonna sonora elettronica...) , un conto è la citazione di un testo diventato essenziale nella narrativa di fantascienza come "Farenheit 451" (all'inizio di "Equilibrium", le guardie governative bruciano "La Gioconda" di Da Vinci, anziché i libri, ma il concetto è quello). Un'opera di autentica passione per la fantascienza, genere che non prediligo quanto il noir, il thriller e il cinema storico, ma che fa sempre piacere coltivare.

Il fatto è che secondo me ci sono alcuni critici estremamente superficiali, spesso in merito al cinema di genere. Ad esempio, tutti hanno bollato "La Guerra dei Mondi" di Spielberg come un melodrammone mascherato da film di fantascienza. In parte è vero, ma è anche vero che un film come quello è intrattenimento intelligente, e non perché parla dell'olocausto in chiave metaforica o perché esamina la società capitallistica come "Matrix", ma perché è un bel dramma familiare, che sa regalare le giuste emozioni. A me il penultimo Spielberg è piaciuto tantissimo. Altri esempi di sottovalutazione del cinema di genere sono la seconda trilogia di "Star Wars", che io reputo non riuscita come la prima, ma senza dubbio con delle belle punte (per me "La Vendetta dei Sith" è uno dei film di fantascienza più crepuscolari che abbia mai visto).

La fantascienza mi piace, eccome, solo che, spesso, se non si parla di capolavori come "Blade Runner" o "E.T. L'extraterrestre", il resto è reputato dai più come "ammasso informe di effetti speciali. E questo senza neppure aver visto o dato valore al film! Bah...

Etichette:

26.4.06

Vent'anni fa, in Ucraina.

Vent'anni fa, a Chernobyl.

Oggi ho visto un bel documentario di "Atlantide" su La 7 (secondo me una delle più belle trasmissioni storiche dal punto di vista tecnico, ma la trovo forse un pò troppo superficiale).

Su "Atlantide" veniva raccontata la storia della tragedia attraverso vari punti di vista. Da varie storie, attraverso diversi personaggi che all'epoca assistettero alla tragedia. Una di loro mi ha particolarmente commosso.

Un pompiere di Pripyat (la cittadina più vicina alla centrale nucleare), di cui non ricordo il nome, era sposato da due anni con Ludmilla che, nell'aprile del 1986, era incinta di otto mesi. Quando l'esplosione devasta il reattone n. 4 di Chernobyl, il pompiere viene chiamato con la sua squadra a spengere gli incendi. Ludmilla è a casa, a letto, ed assiste all'esplosione dalla finestra della loro camera. Entrambi i coniugi sentono all'improvviso un sapore metallico alla gola e una ondata di calore incredibile in faccia. Sono le radiazioni. Il marito di Ludmilla si ammala gravemente, perché direttamente esposto alle radiazioni. La moglie lo accompagna sino a Mosca, dove viene sottoporto ad analisi. Ma poco dopo, muore. Un mese più tardi, Ludmilla dà alla luce Natasha, già malata a causa della contaminazione dell'utero della madre. Sopravvive per cinque giorni dalla nascita. Poi muore. Basta. Kaputt. Chiuso. Dopo solo 120 ore di vita, una bambina si spegne a causa di una catastrofe naturale.

Questo non è un post solamente sulla drammatica memoria della catastrofe. Mi viene in mente anche una riflessione che covavo da tanto tempo. Quando un bambino muore a causa di avvenimenti come la Shoah, come Chernobyl, il Titanic, ossia quelle tragedie delle Storia che sono dimentate le tragedie umanitarie, come viene ricordato dalla Storia? O meglio, quel frammento di miscostoria costituito da una vicenda come quella sopra descritta, in cui un padre e una madre perdono una figlia a causa di una tragedia planetaria, è tanto importante quanto le altre migliaia di storie della tragedia, o no? Conta la memoria collettiva, o manca il ricordarsi di un giorno di scuola interrotto bruscamente dall'esplosione del reattore atomico? E' una domanda che non avrà mai risposta, penso. Ciò che è certo è che i bambini sono coloro sempre più colpiti dalla tragedia, cosiccome il nucleo familiare in generale. Il nucleo familiare coinvolto vive una doppia tragedia: non solo si ritrova davanti alla devastazione generale (che sia un genocidio, un naufragio, un'esplosione atomica), ma si trova anche a piangere la perdita di un padre, una madre o di un figlio.

Questo è uno degli elementi che più mi ha sconvolto della Shoah, ad esempio. Penso che riprenderò questo argomento con più ampiezza proprio in occasioni come il 27 gennaio, perché è veramente una delle tematiche legate alle grandi tragedie che non mi fa dormire la notte.

Etichette:

Questione di punti di vista...

Ieri sera, su La 7, è partito il nuovo programma di Maurizio Crozza, Crozza Italia. Mi ritengo essere un appassionato di comicità italiana, adoro gli sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo e di altri grandi del panorama italiano. Mio padre mi aveva consigliato Crozza, oltretutto lo sketch pubblicitario del programma che fa il verso a "Il Padrino" è stupendo.

Comincia dunque il programma, con uno sketch niente male su Papa Ratzinger e il suo atteggiamento anti-sinistra. Io non condivido, però devo dire che era esilarante. Insomma, c'era Crozza vestito da papa intento in un monologo rivolto ai fedeli, ma appena pronunciava alcune parole chiave (unione, ulivo, comu-nione), si bloccava. E questo è stato veramente divertente. Poi, però, si è passati al classico one man show con tanto di conduttore in mezzo al pubblico, veramente un tipo di comicità che non mi piace.

E poi troppa politica. Non puoi costruire uno show che parte alle 21.00 e termina alle 23.00 solo e soltanto sulla satira politica e sociale (peraltro abbastanza corretta, abbastanza). Non mi piace il genere, ammetto di essermi annoiato, più che divertito. Troppo pesante, troppo parlato, troppo polemico.

Alla fin-fine, il bello di Aldo Giovanni e Giacomo o di Proietti, o di altri, è che usano lo sketch teatrale come arma per far divertire. Per esempio, ci sono alcune scenette del vecchio "Tel chi el telun" che mi fanno scompisciare solamente a pensarci... certo, ci può essere chi apprezza questa comicità al limite della satire (un pò come Beppe Grillo o la Guzzanti) ma personalmente (e dico personalmente non per fare polemica, ma per esprimere unicamente una mia opinione) preferisco guardarmi Luca e Paolo. Saranno più stupidi (come intenti o come modi di far ridere) ma almeno ti mettono davanti lo spettacolo comico, una situazione su cui poter ridere sopra. Probabilmente sono uno dei pochi a cui Crozza Italia non è piaciuto, ma forse mi aspettavo semplicemente qualcos'altro. Peccato, perché Crozza-don Vito non era male.

Etichette:

25.4.06

Banda di fratelli

Per chiudere in bellezza la giornata, volevo condividere questa citazione:

"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' accelleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Chiunque sopravviva a questo giorno, mostrera' le sue cicatrici ai vicini, e racconterà storie gloriose di tutte le grandi imprese di questa battaglia. Insegnera' quelle storie ai suoi figli e da oggi fino alla fine del mondo verremmo ricordati. Noi pochi, Noi pochi felici, Noi banda di Fratelli: Perche' chiunque ha versato il suo sangue insieme a me e' mio fratell
o. E quegli uomini che hanno avuto paura si sentiranno inferiori quando sentiranno come abbiamo combattuto e come siamo morti insieme."

William Shakespeare-Enrico V - atto IV

Se qualcuno ha mai visto "Band of Brothers" della HBO, sappia che penso che il discorso che Spielberg e Hanks hanno creato per i paracadutisti americani della Normandia, io lo trovo adatto anche a questo giorno di festa. E poi adoro questo passo che, seppure un pò estremo, sa incredibilmente di eroico... W la libertà.



Etichette:

Thief-Deadly Shadows


Ieri sono riuscito finalmente ad andare avanti con uno dei videogiochi che più mi ha sorpreso negli ultimi mesi: "Thief-Deadly Shadows" per PC.

Si tratta di uno stealth-game, ossia di un tipo di gioco d'avventura in cui lo scopo del giocatore non è di farsi largo ammazzando le guardie, bensì camminando nell'ombra, nel silenzio assoluto.

Il protagonista del videogioco (della Eidos, la stessa di Tomb Rider) è Garrett, un ladro, o meglio, il Re dei Ladri di una fantomatica "Città" dalle fattezze tipiche del medioevo fantasy, popolata da un'umanità divisa in sette segrete, che complottano per il predominio supremo in previsione di un'attesa "fine dei tempi". Garrett è un ladro espertissimo, si muove negli appartamenti e nei cunicoli rubando qualsiasi cosa di valore. Viene quindi reclutato da ciascuna delle sette segrete, cominciando così un pericoloso doppiogioco.

La cosa che mi piace tantissimo di "Thief" è il design: all'inizio dell'avventura, quando ancora non conosci né la trama né l'ambiente in cui ti muovi, pensi di stare giocando un classico FPS stealth di ambientazione medioevale. Invece, ti ritrovi a fare i conti con creature incredibili e con magie potentissime, che richiamano molto le atmosfere di D&D. La "Città" è un ammasso informe di edifici costruiti vicinissimi fra loro, di castelli impenetrabili (come quello della prima missione, che reputo fantastico), che richiama molto anche alcuni film come "Robin Hood" (non a caso). Ma la cosa più bella del gioco è la dimensione fantasy mai troppo marcata, molto dark (ricorda le atmosfere di "Vampire: The Masquerade Redeption") ma legata ad una struttura che ricorda molto la saga GTA (pur senza l'ampiezza di attività secondarie, che è rimpiazzata dalla possibilità di compiere furti in ogni palazzo, casa e fortezza, cioé fare incetta di tesori, soldi, gioielli...).
"Thief" ricorda molto la meccanica di "Splinter Cell". Immaginatevi un'avventura di Sam FIsher legata alla libertà di "GTA": veramente niente male. Come tutti i giochi stealth, anche questo è molto difficile, ma il fascino di alcune stupendi ambienti e della stupenda trama danno la carica sufficiente per volere andare avanti.

Etichette:

Oggi è il giorno della Liberazione


E' il 25 aprile del 1945 quando Milano si rivolta all'occupazione nazifascista mediante scioperi e lotte in piazza che costringono Mussolini con i capi del regime fascista a scappare verso la Svizzera.

Milano diventa un campo di battaglia urbana deserto, scenario tetro e pericoloso in cui i partigiani e i repubblichini con i nazisti combattono piazza-per-piazza, strada-per-strada, uccidendo e venendo uccisi a loro volta. A sera, la città è quasi del tutto sgombra dalle forze nazifasciste.

Il 25 aprile rappresenta il culmine di una resistenza all'occupazione e alle violenze nazifasciste iniziata subito dopo l'8 Settembre 1943. Una guerra combattuta da tutti gli antifascisti italiani: partigiani comunisti, partigiani cattolici, socialisti, repubblicani (e non repubblichini),ma anche da militari che non vollero piegarsi all'occupazione nazista per uno spirito patriottico che andava al di là della divisione politica o dell'asservilismo al regime fascista.

Anche gli ebrei che tentano di scampare ai rastrellamenti e alle deportazioni: Primo Levi è impegnato con la brigata "Giustizia e Libertà" sulle Alpi, quando viene catturato il 13 Dicembre 1943.

A sud, gli americani e gli inglesi sbarcano in Sicilia nel luglio 1943, facendo cadere il governo fascista di Roma. La loro traversata dello stivale da sud a nord fu dura, crudele, a tratti selvaggia e piena di difficoltà e di fallimenti, ma alla fine ce la fecero. Alcuni fuggivano dai campi di prigionia nazisti e si univano alle brigate partigiane per continuare a combattere contro i nazisti, contro la suprema tirannide.

Penso che sia palese il mio pensiero sulla resistenza: è un valore, oltre ché patriottico o storico, anche umano. Ci furono ragazzini che andarono "in montagna" a combattere e furono uccisi in modo barbaro, spesso torturati, spesso deportati nel lager nazisti e qui uccisi nelle camere a gas. E poi i preti che nascosero gli ebrei, che furono deportati nel lager assieme a loro venendo uccisi come loro, dandogli una benedizione che andava al di là dello stesso credo religioso. Anche quella fu resistenza, cosiccome fu resistenza l'astensionismo dal lavoro nelle fabbriche degli iscritti ai sindacati clandestini.

Carlo Azeglio Ciampi ha detto che la guerra partigiana fu un secondo risorgimento italiano, cioé un periodo in cui la popolazione italiana si ribellò. Non solo alla dominazione straniera (che era la dittatura per eccellenza, sanguinaria e selvaggia) ma soprattutto verso un regime composto da una banda di criminali di strada che andavano pestando e uccidendo gli oppositori politici e ideologici negli anni '20 e '30. Sono d'accordissimo con Ciampi: la resistenza fu la seconda parte, la prova del fuoco, della costituzione della libertà dello Stato italiano. E' bellissimo, veramente.

Ciò che mi lascia basito è che, spesso, la resistenza viene strumentalizzata, derisa, decontestualizzata dal suo ruolo storico e denigrata a strumento di propaganda politica. Cosiccome le forze di centro-destra ufficiosamente hanno "vietato" la celebrazione della lotta partigiana (ancora una volta per il luogo comune partigiano= comunista), le forze di centro-sinistra si lanciano in collegamenti storicamente inappropriati fra l'opera di liberazione anglo-americana del '43-'45 e la più che discutibile "guerra di liberazione" in Iraq.

Il 25 Aprile non deve rendere conto né alla lotta politica, né tantomeno a collegamenti storici errati e ricercati. Il 25 Aprile è la festa di ogni italiano. Il 25 Aprile è secondo me il giorno della libertà italiana, che va ricollegandosi al 4 Luglio americano o alla Presa della Bastiglia francese, monumenti della libertà nazionale. Il 25 Aprile 1945 è il 25 Aprile 1945, non quello del 2006. E' celebrazione storica, non di certo politica. Almeno questo è quello che ho sempre pensato. Che poi ci possano essere occasioni di riflessione politica interna ai partiti o di celebrazione, quello è condivisibile o meno, però accettabilissimo. D'altro canto, la guerra l'hanno fatta loro mica Berlusconi. Però, sinceramente, non apprezzo che il 25 Aprile venga rappresentato come una festa anti-americana con motivazioni del tipo: "gli americani e gli inglesi non hanno fatto nulla, abbiamo fatto tutto noi". Non sono d'accordo. La guerra di Liberazione l'abbiamo vinta assieme, fianco a fianco. Ognuno ha commesso i suoi errori (i gulag di Tito, la distruzione di Montecassino...) ma da qui a mettersi a fare lotta politica su una festa che è di tutti gli italiani (e di tutti gli uomini liberi) mi sembra sciocco e inquietante.
Questo è un lancio alleato durante la guerra partigiana

Un saluto a Bigio, che spero apprezzerà il post. :)

Etichette:

24.4.06

Ma senti chi parla...

... di antisemitismo. Il terzo post del giorno è, al contrario di ogni pronostico, un articolo politico.

Si da il caso che oggi il presidente iraniano Ahmadinejad abbia nuovamente attaccato Israele a parole. A me non importa molto del nucleare (penso che nessuno sia così stupido da compromettersi con le armi atomiche, neppure gli integralisti islamici). Ma le parole del presidente d'Iran sono troppo gravi, a mio parere:

"Logicamente, questo falso regime non può sopravvivere", ha affermato Ahmadinejad, che nei mesi scorsi aveva invocato la cancellazione di Israele dalla mappa geografica. E, rivolgendosi ai Paesi europei, ha chiesto: "Perchè li avete costretti (gli ebrei, ndr) a rifugiarsi in Palestina? Perchè pensate che stiano bene in Palestina? Se ne sono andati a causa del vostro antisemitismo [...] aprite le porte di questa grande prigione - ha intimato ancora il presidente iraniano - e lasciate che il popolo decida per sè. Vedrete che ritorneranno nella loro madrepatria". L'ultimo attacco di Ahmadinejad allo "Stato sionista" risale a dieci giorni fa, quando aveva sostenuto che il Paese "verrà spazzato via da una tempesta [...] L'antisemitismo in Europa ha costretto gli ebrei a lasciare i loro Paesi d'origine, e quello che hanno fatto è stato di occupare un Paese che non era loro ma dei palestinesi"". da ("La Repubblica.it").

Ora, è pur vero che nessuno stato (neppure Israele) è perfetto. Ma che, alla vigilia della Giornata della Memoria alla Shoah dello stato israeliano, un teocratico come
Ahmadinejad abbia attaccato in modo così duro Israele, con affermazioni tanto ignoranti, lo trovo vergognoso. Soprattutto per lo scopo del presidente: distrarre la popolazione iraniana, ridotta all'osso da povertà e oppressione, creando un nemico esterno (Israele, appunto). Una questione politica.

Primo, gli Israeliani sono in primis ebrei, e gli ebrei sono stati cacciati in Europa dopo la Dispora, la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei romani dell'imperatore Tito. Quindi, c'erano già 1000 anni prima che gli islamici si insediassero Gerusalemme (una città ebrea nelle origini). Secondo, musulmani ed ebrei hanno convissuto in Palestina insieme sino alla formazione di Israele (non certo una cessione totalmente filantropica da parte dell'Occidente, quanto per creare un punto d'appoggio strategico nello scacchiere mediorientale), quando il popolo ebraico ha trovato quella Terra Promessa descritta nella Bibbia ad Abramo e Mosé (pur con tutti gli intenti espansionistici espressi dopo il 1946). Quando Israele fu istituito come stato, ci furono delle appropriazioni indebite di territori da parte dei governi di destra, perfettamente incriminabili, verso i musulmani palestinesi, ma se permettete da qui a parlare di cancellazione di uno Stato (l'unica vera democrazia in mezzo ad Iraq, Iran, Giordania e Libano) mi sembra veramente criminale. Soprattutto dopo Auschwitz. Ahmadinejad è un volgare dittatore teocratico, una di quelle figure che mi riporta in mente certe inquietanti figure del passato...

P.S. se domani avrò tempo, come spero, un bel post dedicato alla liberazione e alla resistenza anti-nazista è assicurato (ci mancherebbe...).

Etichette:

Un nuovo racconto comincia...

Ieri sera sono stato ad una festa di compleanno di una mia amica a Manziana. Abita in una grande villa in collina, è immersa nei boschi, ed ha una struttura talmente "cinematografica" da avermi ispirato per un racconto. Per ora si intitola solo "Festa", ed ho pensato ad una trama che ricorda molto un incrocio fra Tarantino, Mann ed i conflitti personali alla Spike Lee.

Non so se lo finirò mai, in questo periodo non riesco a scrivere velocemente come quando sto in vacanza.

La struttura è piuttosto classica, da puro thriller, ma ho pensato di ad una trama molto più psicologica, con rapporti fra i personaggi che potrei senza alcun dubbio definire "alla Spike Lee", per la quantità di drammaticità e di "violenza psicologica", non mancherà un pò di torpiloquio (ci sta tutto, secondo me). Mi piace, è una trama che mi stimola molto, il problema è che tutte le trame che ho recentemente pensato mi stimolano molto, ma il blog e lo studio mi hanno tolto molto tempo. Spero che domani riesca a battere giù qualcosa, comunque se ci saranno progressi considerevoli, aggiornerò il blog.

Il punto debole del racconto è che il plot iniziale somiglia tanto ad un progetto che avevo cominciato a settembre, e che avevo abbandonato (a malincuore, per assenza di ispirazione) e che vorrei, un giorno, riprendere. Quello era un thriller soprannaturale, questo un thriller gangsteristico e leeiano. Speriamo di fare un buon lavoro...

Etichette:

Grande Bottino


Oggi è un grande giorno per la mia collezione di DVD: ho messo le mani su due ottime edizioni a esiguo costo di due grandi film.

Quello senza dubbio più importante è "Pulp Fiction" in edizione da collezione 2 dischi con un sacco di contenuti speciali (che comprendente trailer e spot tv, making-of, le premiazioni, i preziosissimi "sul set", oltre alle gustose "scene tagliate"...) ed un suono totalmente rimasterizzato e ridigitalizzato.

Avevo già questo film, in verità, ma in una scassatissima VHS del 1998 che si vedeva male. Si tratta di un film importantissimo per il poliziesco e il noir americano, veramente uno dei film-rivelazione degli anni '90, sia per struttura narrativa ché per il cast e la bellissima regia del Maestro Tarantino. Sono veramente contento di questo acquisto, lo cercavo da tanto tempo, ed ora posso dire di avere nella mia collezione i due capolavori di Quentin Tarantino: "Pulp Fiction" e "Kill Bill vl. 1-2". Per me è una gioia quando riesco a mettere le mani su film vecchi, che magari ho già in cassetta, riproposti in pregiate edizioni in DVD (è stato così per "Schindler's List", "La maschera di Zorro", "From Hell-La vera storia di Jack lo Squartatore"), a maggior ragione per il capolavoro assoluto di Quentin Tarantino!



Il secondo titolo è (purtroppo) misconosciuto ai più: "Pitch Black" di David Twohy. E' un thriller fantascientifico fatto praticamente con due soldi, ma che si eleva al rango di capolavoro assoluto dei B-Movie per l'originalità e per l'ottima sceneggiatura (degna di un romanzo thriller di James Patterson, nonché assolutamente meritevole dell'Oscar per la miglior sceneggiatura originale). Vi lavora il truzzissimo Vin Diesel nel ruolo di Riddick, un assassino spietato che si ritrova naufrago su un pianeta sconosciuto assieme ad un variegato equipaggio, minacciato da una mistriosa minaccia... politically uncorrect, sani brividi ed una storia stupenda per un altro quasi-capolavoro (voto: 9-).

Vidi "Pitch Black" solo due mesi fa a casa del mio grande amico Bigio (nonché mio D&D master ed ex-capo-scout!), un vero fanatico dello sci-fi e del cinema di genere (passione che ci accomuna e ci lega). Mi sono innamorato del film, e così, trovandolo in edicola, non ho potuto resistere! Tra l'altro, ci sono degli ottimi extra anche qui, che descrivono anche in modo approfondito la natura del desertico pianeta dove Riddick e i suoi compagni atterrano. Veramente un ottimo sci-fi.

Insomma, una grande giornata per un cinefilo incallito!

Etichette: ,

23.4.06

Morte di un ecomostro.

Nonostante questo non sia un blog di politica o di ambientalismo, ho deciso di fissare nella sua memoria l'evento che oggi più mi ha emozionato e che più mi ha fatto riflettere: l'abbattimento, a Bari, della Punta Perotti, uno dei più grandi "ecomostri" esistenti in Italia. Ho dato un'occhiata allo speciale dedicato all'evento da parte di Kataweb, e devo dire che, pur non essendo un ambientalista convinto, sono stato veramente contento dell'evento.

Questo non solo perché non è normale che un muraglione di cemento venga edificato a meno di cinquecento metri da uno dei mari italiani che, seppure inquinato, mantiene una certa bellezza. Non è normale perché, semplicemente, non si è mai vista una cosa del genere in Italia (almeno non ufficialmente, ma sono certo che ce ne saranno molti altri come quell'affare, situati nella penisola). Una muraglia chiudeva alla cittadinanza barese la vista sul suo stesso mare: personalmente, quando guardo il lago dal balcone della mia cameretta, non posso fare a meno di essere felice di essere nato qui. Per un barese, la cosa più bella della sua città dovrebbe essere il mare, come per me lo sono il lago e il castello Odescalchi. Ma c'è anche un'altra cosa importante su cui riflettere: sicuramente, dietro i palazzoni a Punta Perotti ci sarà qualche associazione a delinquere (la mafia o l'andreangheta, chicchessia), quindi anche questo abbattimento è un passo in più verso la sconfitta finale della criminalità e del buinsess illeciti.

Facendo un giro sullo speciale di Kataweb, poi, mi sono imbattuto in una pagina web che elencava gli ecomostri italiani (tutti orribili, come il villaggio-vacanze sorto nella VALLE DEI TEMPLI, ossia uno dei più importanti siti archeologici italiani!). Questo in particolare mi ha dato da pensare:
Non ricordo dove si trovi (penso che sia in Liguria, a giudicare dalle scogliere) ma è stato abbattuto nel 1999 (se non ricordo male, ed infatti in acqua si notano le motovedette dei carabinieri). Ora io, guardando uno scempio del genere, che dovrei pensare? Non solo è un mostro che copre completamente una bella foto "da cartolina", ma secondo me non può essere un edificio al 100% sicuro: ma vedete dove poggia?? Sotto l'estremità a sinistra, alla fine, non c'è niente! Un edificio dallo spazio risicato, sul mare, che copre un'immagine da cartolina come quella (poco) distinguibile alle sue spalle.

Di esempi del genere, in verità, se ne trovano anche a Bracciano (non faccio nomi per non voler essere polemico). E' vero che gli edifici per far risiedere l'aumentante (mica tanto) popolazione
servono, ed è anche vero che la gente deve avere una casa, ma qui si sta parlando di speculazioni gravi al pubblico bene. Certe cose, purtroppo, succedono soprattutto in Italia (anche grazie alla sopracitata mafia).

Oggi è stata vinta una battaglia, ma siamo lungi dal vincere la guerra. Praticamente non la vicneremo mai, ci sarà sempre il solito farabutto che, per un motivo o per l'altra, costruirà un hotel sulla cima di un monte, oppure in riva al mare, o proprio di fronte ad un'area archeologica di importanza nazionale. Che tristezza, ragazzi...

Etichette:

Essere Raminghi

Oggi mi sento filosofo, e mi è venuta in mente una strana riflessione.

Stavo sfogliando alcune pagine de "ISDA" ("Il Signore degli Anelli", per abbreviare) perché cercavo informazioni per il mio profilo (la descrizione di Aragorn, non sono così pazzo da stare tutto il giorno chinato sul mio libro preferito!). Ascoltavo (guarda caso) "Devils + Dust", ed ho ripensato alla conversazione di due giorni fà su Tolkien.

Prima di inoltrarmi nel confronto, due paroline su "Devils & Dust" sono basilari. L'omonima title track dell'album ha un ritmo lento ed acustico (chitarra+armonica) lento ma ritmato. La storia parla di un soldato che è sul campo di battaglia ed ha paura, è teso, è perso e distrutto dall'orrore che ha davanti, finquando non capisce che, per farcela, dovrà affidarsi a Dio ed andare avanti, andare avanti e combattere per tornare a casa, sperando che il peccato supremo (l'omicidio, in questo caso espresso come uccisione di altri soldati) e la paura di non tornare a casa.

Springsteen canta la storia di un soldato disperso in un deserto sconfinato, insicuro del suo domani, impaurito dalla guerra, devastato dal dubbio. Tolkien descriveva un uomo di cinquant'anni (ma in verità Aragorn ne ha 80, perché essendo vissuto a lungo con gli Elfi, la sua ninfa vitale è stata aumentata!) che vaga per le Terre Selvagge, vale a dire la zona in assoluto più dura da attraversare dopo Mordor, portando sulla coscienza il peso di un peccato antico ma sempre vivo (Isildur, suo illustre antenato, prese l'Anello per sé, dopo aver ucciso Sauron) e non avendo alcuna sicurezza sul suo futuro, se non il suo amore per Arwen (sentimento che, in verità, ha molta più preponderanza nel film rispetto al libro).

Due storie simili, perché accomunate dalla paura e dall'insicurezza. Il soldato semplice di Bruce (che richiama quelli descritti in "Salvate il Soldato Ryan", tra l'altro!) è sì addestrato e possiede sì un fucile carico per stendere chiunque gli si pari davanti, eppure ha paura non solo per la sua vita, ma anche per la sua coscienza. Stessa cosa per Grampasso, che è sì un provetto spadaccino ed un esperto esploratore, ma teme sia per l'incolumità sua e delle persone che gli stanno accanto (Arwen, ma anche Frodo, Gimli e Legolas) sia per la propria coscienza, legata alla memoria di un peccato di famiglia troppo grande per essere dimenticato.
E' interessante questo parallelo, non certo voluto (non penso proprio che Springsteen si sia mai ispirato a Tolkien, anche perché si tratta di un legame assolutamente impercettibile e ricercato), ma che trovo assolutamente irresistibile. Alla fin-fine, gli (anti)eroi di Springsteen e l'Aragorn tolkeiano, cosiccome molti altri antieroi (i già citati soldati di Ryan, ma anche il Max di Collateral, in parte anche il mago Harry Potter, per quanto suoni infantile) sono tutti in cerca di un posto perfetto dove vivere con le loro famiglie, ma al contempo debbono affrontare minacce. E' questo che li accomuna. E' effettivamente questo che mi attrae di Springsteen e di Tolkien: gli eroi cercano senza dubbio di scacciare le minacce che gli si pongono davanti, oppure cercano di trovarsi un "lembo di terra", una dimensione, in cui vivere felici durante la loro vita terrena, ma sono ossessionati, scacciati, repressi. E sanno di esserlo. Sono Raminghi, non solo al livello fisico, ma soprattutto a livello psicologico e sociale.

E quelle Terre Selvagge sono paesaggi deserti e sperduti, dalla vegetazione rigogliosa ma allo stesso tempo glaciata dal male che si fa strada preponderante, quasi western (e rimanendo in tema di citazioni cinematografiche e ideologiche, potenzialmente fordiane) , e somigliano alle immagini evocate anche dalle canzoni dell'album "Devils & Dust", che sicuramente sono scaturite in Bruce strizzando l'occhio al Texas, al Colorado e al New Mexico (la patria assoluta del western).

Sono territori selvaggi e ostili, in cui gli eroi si muovono con difficoltà, combattendo sia contro altri nemici, sia contro loro stessi. Trovo che tutto questo sia estremamente affascinante, anche in merito al genere di racconti che mi piace scrivere.

Etichette: ,

22.4.06

Una clinica non molto sicura...



Ormai da un anno sto collezionando una raccolta di film dell'horror italiano anni '60-'90 in DVD. E' una collezione che riunisce fra i suoi esponenti i grandi Dario Argento e Mario Bava, ma anche alcuni film della peggiore produzione di genere italiana (Lucio Fulci, Lamberto Bava... ed altri cosiddetti "registi).

Polemiche a parte, il film della collezione che ho comprato oggi si intitola "La bestia uccide a sangue freddo". Devo dire che ogni volta che compro uno di questi DVD, ho la certezza assoluta di ritrovarmi davanti a delle grandissime cavolate. Ed in parte è così anche per questo film, che tra l'altro porta la firma di uno dei più grandi registi di genere action che l'Italia abbia mai avuto: Fernando Di Leo, maestro dell'action italico. Il film, pur essendo una produzione nata per bissare il successo de "L'uccello dalle piume di cristallo", uscito l'anno prima, e pur non essendo il thriller-gore il genere preferito da Di Leo (girò il film su commissione), non è un totale disastro come altre imitazioni di Argento, ma è altresì vero che ha qualche grave difetto. Poggia su una trama molto esile: in una clinica femminile di campagna specializzata nella cura dei disturbi legati alla sfera sessuale (da questo potere immaginarvi il contenuto spinto di alcune scene...), un medico (il leggendario Klaus Kinski, ritratto nella 2° foto) tenta di sventare il piano di una misteriosa mente omicida ai danni del gruppo di pazienti, fra cui una bella ragazza con cui ha intrapreso una relazione. Non è certo il massimo dell'originalità, ma contiene vari spunti di riflessione, come la critica al lato oscuro ed estremo della borghesia (espressa attraverso la deviazione sessuale delle classi alte). E' anche vero che, nel portare la buona storia thriller sullo schermo, Di Leo cade in troppe lungaggini narrative (va bene creare suspence, ma qui si parla di un'ora di proiezione per preparare la scena di un omicidio che dura neanche un minuto! Francamente, il tutto è un pò noioso, soprattutto perché è pieno di scene osé!). Anche il finale, per nulla esplicativo sulle ragioni dell'assassino, è troppo veloce e non mi ha affatto convinto.
La regia di Di Leo è comunque buona, piena di tocchi visionari, ed inoltre fa uso sapiente del montaggio e della sovrapposizione delle scene, che ho apprezzato. Tutto sommato, ho visto molto di peggio, e colonna sonora e scenografia sono degne di nota. In generale, il film merita un 6 pieno.

Etichette:

21.4.06

Conversazioni Tolkeiane


Oggi in classe mi sono messo a parlare con una mia grande amica de "Il Signore degli Anelli". Lei sta leggendo il romanzo, è arrivata agli ultimi capitoli de "Il Ritorno del Re".


Abbiamo cominciato a parlare delle modifiche che Peter Jackson ha apportato alla storia nei suoi kolossal. Mentre lei, che è un'appassionata lettrice, ha criticato alcune scelte di modifica del film rispetto al libro (critiche che tra l'altro io condivido pienamente), io, cinefilo accanito, ho comunque lodato il grande talento di Jackson nel trasporre particolari eventi del libro nel film, modificandone i dettagli ma non lo spirito. Lo spirito del romanzo, prima ancora di essere portatore di svariati messaggi e metafore,
richiama innanzitutto le grandi battaglie e avventure della letteratura romantica. Ci sono battaglie grandiose (parlavamo del Fosso di Helm e di Gondor, io ho citato Osgilliath) ed inseguimenti mozzafiato (adoro in particolare quei momenti dedicati alla caccia dell'Anello da parte dei Nazgul nella prima parte de "La Compagnia", dall'inseguimento sul Brandivino a Colle Vento). Jackson avrà pure modificato molte cose che potevano essere lasciate come nel romanzo, ma è pur vero che la sua narrazione cinematografica restuisce attimi di avventura spettacolari e affascinanti (come anche l'inseguimento di Aragorn, Legolas e Gimli agli Hobbit rapiti fra le campagne di Rohan, all'inizio de "Le Due Torri".) Il talento del regista non si conta mai soltanto sulle scelte di sceneggiatura, che, ripeto, io spesso non ho approvato, ma anche su come sfrutta alcune sequenze-topos del cinema d'avventura/azione.



Non a caso, una delle parti che più m'affascinano del film sono senza dubbio Colle Vento e la sequenza di Brea, ottimi esempi di cinema di suspence.

Fa bene parlare di Tolkien, quando si può!

Etichette: ,

Nuove uscite al cinema: incertezze, dubbi e perplessità.

Ho dato un'occhiata ad una webpage del sito www.cinefile.biz dove sono elencati i film in uscita da qui al gennaio 2007.

Devo dire che non vado al cinema (quello serio) veramente da tanto tempo. Ho perso la visione di pellicole molto importanti ("King Kong", "A History of Violence", ma soprattutto "Munich"!). L'ultimo film che ho visto al cinema è stato "Harry Potter e Il calice di fuoco".

Per il 2006 e il 2007 sono previsti dei potenziali blockbuster, ma devo dire che alcuni titoli sanno troppo di commerciali, e altri ancora potrebbero rivelarsi delle sonore delusioni. Ad esempio, il 14 aprile dovrebbe essere uscito "Fog", il remake del classico firmato da John Carpenter nel 1979 (che non ho visto, cosiccome mi mancano "Distretto 17" ed altri rinomati filmoni del maestro americano). Il fatto che sia uscito praticamente sotto silenzio è segno che tutto sommato non era tutto questo granché. Il 5 Maggio esce finalmente "Mission Impossible III". Mi piacque molto il primo episodio, diretto dal mago del thriller Brian De Palma, ma non ho gradito molto il secondo, pur essendo del bravo John Woo. Troppe esplosioni e zero caratterizzazione dei personaggi. Questo nuovo episodio sarà diretto da un tizio sconosciuto di nome J.J. Abrams (pare che abbia diretto vari episodi di "Alias" e del fenomeno "Lost"). Bah, staremo a vedere, a me Tom Cruise piace molto.

Il 19 Maggio esce finalmente anche "Il codice Da Vinci", diretto da Ron Howard. Non ho letto il famoso e controverso libro di Dan Brown, ma sinceramente Howard mi è sempre piaciuto come regista, dai tempi di "Apollo 13". E poi vi lavora un grande cast (Tom Hanks, Jean Reno e qualche altro big che però non ricordo...).

Brett Ratner, regista di "Red Dragon", torna il 26 Maggio 2006 con il nuovo episodio di "X-Men". Pur non essendo il mio genere, devo dire che gli altri due film della saga mi piacquero tantissimo. Erano diretti da Brian Singer, il regista di uno dei miei film preferiti ("I soliti sospetti"). Speriamo che Ratner non butti tutto all'aria...

Il 25 agosto, poi, torna Micheal Mann con il suo nuovo lavoro, il remake della serie tv "Miami Vice", con Colin Farrell e Jamie Foxx. Nonostante nutra forti dubbi su questo tipo di remake nostalgici delle serie TV anni '70, il trailer mi ha fatto cambiare idea, perché a quanto pare il film sarà fotografato in HD (Hight definition, ossia "in digitale") e la regia sembra particolarmente ispirata. Del resto, Mann è il regista di uno dei grandi capolavori del 2004, nonché uno dei miei film preferiti in assoluto: "COLLATERAL", con il miglior Tom Cruise mai visto sullo schermo ed un Jamie Foxx da Oscar. Su questo film ci saranno altri aggiornamenti, senza dubbio.


Il 15 settembre arriva nelle sale il seguito di "La Maledizione della Prima Luna", uno dei più bei film di intrattenimento che abbia mai visto, con il solito (immenso) cast costituito da Johnny Depp, Orlando Bloom, Goeffrey Rush e Keira Knightley. Da aspettare con impazienza, ma io ho il sospetto che questo secondo episodio sarà una gran boiata (come lo è stato "La Mummia-Il ritorno"). Speriamo che il signor Verbinsky sia stato all'altezza del suo compito...


Ad Ottobre ritorna l'indiano M. Night Shyamalaian ("Il Sesto Senso") con "Lady in the Water" a due anni esatti dal bellissimo "The Village".

A Dicembre tocca invece al grande Robert de Niro dietro la macchina da presa per "The good shephered" thriller di spionaggio con Matt Damon.

E poi tocca a De Palma con "The Black Dahlia" e, il 4 Maggio 2007, a Sam Raimi con "Spiderman 3". Io ritengo "Spiderman 2" uno dei più bei film tratti dai fumetti, è semplicemente esemplare nel costruire la tensione narrativa adatta alla storia. Parlerei quasi di capolavoro.

E poi, il 13 Luglio 2007, "Harry Potter e L'Ordine Della Fenice"... ma questa è un'altra storia...

Questi i film che io attendo tanto, tanto, tanto, tanto. Speriamo bene...

Etichette:

20.4.06

"We Shall overcome" esce domani


Il nuovo album di Bruce "The Boss" Springsteen, "We Shall Overcome", esce domani, 21 aprile. Sarà un album di cover di un grande cantautore folk americano, Pete Seeger, che riprese varie canzoni di contenuto politico legate alla lotta per i diritti civili negli anni '50 e '60. Non mi stupisco che il Boss abbia deciso di rimanere nelle tematiche folk e country: del resto, "Devils & Dust" (2005) ha dato prova della sua estrema capacità in questo campo... non so se lo comprerò subito o attenderò un pò (si tratta pur sempre di un album di cover, eppure la voce di Springsteen è così accattivante da convincere a comprare anche uno spazzolino da denti!). Vedrò...

Io adoro Bruce (ho "Devils & Dust" e "Darkness on the edge of Town", che ritengo dei capolavori unici) , e presto vorrei comprarmi qualche racconta che includa le bellissime "Born in U.S.A." e "The Rising". Che dire? Speriamo di farcela, perché adoro sia lo stile di questo cantautore (che da oltre vent'anni decanta il cuore rurale e sconosciuto dell'America) sia alcuni testi, che da semplice musica rock diventano vera e propria poesia.

Etichette:

Senso del dovere vs stanchezza

Ormai l'anno scolastico è alla conclusione, ma ora viene la parte più dura.

Domani compito di "Divina Commedia", oggi compito di latino, ieri compito di inglese (saltato, recupero domani), e prossimamente mi attendono altri tre giorni di vacanza per il 25 aprile...

QUest'anno scolastico è anomalo: nessuna crisi dolorosissima e/o cali di rendimento, tanta stanchezza, ma anche molte più soddisfazioni dello scorso anno. C'è chi ti dice che la scuola non è tutto. Non sono d'accordo, la scuola non è solo un peso da sopportare o un posto dove "apprendere tante cose" (affermazione più retorica che altro, visto che purtroppo la maggior parte delle informazioni apprese vengono dimenticate nel giro di poco tempo). La scuola è anche un posto dove dare il meglio di sé, sia riguardo alla disciplina (ma modestamente non è quello il problema) sia riguardo al rendimento. Quando vedono che tti impegni, chiaramente ti stimano, perché lo studio, volenti o nolenti, è una pratica tanto difficile quanto basilare. Sì, lo so, sà di falsità questa dichiarazione, sà troppo di classica. Però è quanto la mia (deviata) mente ha capito in ben dieci anni di onorata carriera scolastica (fra elementari, medie e superiori).

Attualmente studio al liceo Classico. Era partita quasi per scherzo, ed invece mi ci trovo molto bene. E' difficile, ma se confrontassi la mia apertura mentale con quella di uno studente di un istituto tecnico, modestia a parte, noterei ben più di una piccola differenza.

Sono un grande appassionato di Storia, in particolare di quella moderna (dal '400 in poi, più o meno). Soprattutto mi interessa tanto il '900, la Seconda Guerra Mondiale, il nazismo e la guerra di liberazione (anglo-americana, sovietica e partigiana, sia chiaro...).

Ma è anche vero che ormai siamo a maggio, e sfido io a non essere stanchi di andare ogni stanta mattina a scuola per cinque ore. Alcuni miei compagni sono sull'orlo di una crisi di nervi... li capisco, eccome! Ancora 5 settimane e poi avrò tre mesi tutti per il cinema, la musica e la scrittura. Ed oggi non si gioca neppure alla campagna di D&D che sto portando avanti da Febbraio con il mio master, Bigio, e con alcuni amici, per "cause di forza maggiore..." (i resoconti sono leggibili all'indirizzo www.zeistworld.blogspot.com).

Etichette:

19.4.06

Il cinema

Ho appena aperto un blog, sono veramente emozionato... ho scelto il nome "Aragorn" (classico e banale) perché tutto sommato si tratta del personaggio tolkeiano che preferisco.

Dunque, sono un grande appassionato di cinema (un fissato, praticamente), dunque non mancheranno riferimenti a film più o meno noti. Non preoccupatevi: sono praticamente un cinefilo onnivoro, che spazia dal cinema di genere a quello d'autore senza alcun problema (anzi, odio certe distinzioni...). Riguardo al cinema, posso dire che il più bel film che ho visto nel 2005 è stato (tralasciando la saga de "Il Padrino" di Coppola), "Mystic River" di Eastwood. Sarà pesante e molto duro, però ha una tale carica emotiva che non riesce a non conquistare. Bellissimo anche "Million Dollar Baby" (gli Oscar c'hanno azzeccato per due anni di fila, che dire: habemus papam!). Consiglio a tutti sia questi due film di Eastwood, sia il più vecchio "Gli Spietati" ("Unforgiven", 1992), diretto da Clint assieme a Morgan Freeman, Gene Hackman e Richard Harris (l'imperatore Marco Aurelio de "Il Gladiatore", ma è un attore troppo importante per ricordarlo solo per quel mezzo-fallimento di Ridley Scott...). E' un cinema cupo e molto duro, non aspettatevi il "solito" spettacolino politically correct e pieno di spettacolarità, con happy end assicurato.

Soprattutto "Mystic River" e "Gli Spietati" sono pugni allo stomaco tremendi (non che "Million Dollar Baby" lo sia meno, però...). Il secondo titolo è praticamente una visione in chiave "noir" di tutti gli stereotipi del western classico. E' come prendere il noir di Marlowe e mescolarlo con John Wayne, veramente un bello spettacolo crepuscolare. "Mystic River" è bellissimo per il carico di drammaticità che la storia thriller contiene. Bella la veste tecnica, ma straordinari i contenuti: redenzione, fantasmi del passato, violenza... da vedere, veramente.

Per quanto riguarda i grandi spettacoli hollywoodiani, adoro Steven Spielberg e George Lucas, naturalmente Peter Jackson e i Wachowsky Brothers ("Matrix").

Adoro anche il cinema di Kubrick e di Coppola, come anche qualche perla del cinema di genere italiano e internazionale (Leone, John Woo, Argento, Wes Craven...) e naturalmente Quentin Tarantino.

Non ho generi di film che non gradisco, solo non mi rifilate spettacoloni raffazzonati come "Pearl Harbor" o "Troy", e neppure certe vanzinate...

Sul cinema avrei troppo da scrivere per un solo post, ma sono sicuro che troverò di ché parlare più avanti, guardando nuovi film (sto attendendo l'uscita in DVD di "Munich" con impazienza, qundi...).

Etichette:

18.4.06

La terra di Mezzo

Benvenuti nel mio blog, "La terra di Mezzo". Ho scelto questo nome non tanto per via dell'omonima creatura di J.R.R. Tolkien, ma perché ritengo che in questo blog diverrà veramente uno spazio parallelo al nostro povero mondo, in cui poter dire e raccontare ciò che penso in tranquillità.

Etichette: