22.4.06

Una clinica non molto sicura...



Ormai da un anno sto collezionando una raccolta di film dell'horror italiano anni '60-'90 in DVD. E' una collezione che riunisce fra i suoi esponenti i grandi Dario Argento e Mario Bava, ma anche alcuni film della peggiore produzione di genere italiana (Lucio Fulci, Lamberto Bava... ed altri cosiddetti "registi).

Polemiche a parte, il film della collezione che ho comprato oggi si intitola "La bestia uccide a sangue freddo". Devo dire che ogni volta che compro uno di questi DVD, ho la certezza assoluta di ritrovarmi davanti a delle grandissime cavolate. Ed in parte è così anche per questo film, che tra l'altro porta la firma di uno dei più grandi registi di genere action che l'Italia abbia mai avuto: Fernando Di Leo, maestro dell'action italico. Il film, pur essendo una produzione nata per bissare il successo de "L'uccello dalle piume di cristallo", uscito l'anno prima, e pur non essendo il thriller-gore il genere preferito da Di Leo (girò il film su commissione), non è un totale disastro come altre imitazioni di Argento, ma è altresì vero che ha qualche grave difetto. Poggia su una trama molto esile: in una clinica femminile di campagna specializzata nella cura dei disturbi legati alla sfera sessuale (da questo potere immaginarvi il contenuto spinto di alcune scene...), un medico (il leggendario Klaus Kinski, ritratto nella 2° foto) tenta di sventare il piano di una misteriosa mente omicida ai danni del gruppo di pazienti, fra cui una bella ragazza con cui ha intrapreso una relazione. Non è certo il massimo dell'originalità, ma contiene vari spunti di riflessione, come la critica al lato oscuro ed estremo della borghesia (espressa attraverso la deviazione sessuale delle classi alte). E' anche vero che, nel portare la buona storia thriller sullo schermo, Di Leo cade in troppe lungaggini narrative (va bene creare suspence, ma qui si parla di un'ora di proiezione per preparare la scena di un omicidio che dura neanche un minuto! Francamente, il tutto è un pò noioso, soprattutto perché è pieno di scene osé!). Anche il finale, per nulla esplicativo sulle ragioni dell'assassino, è troppo veloce e non mi ha affatto convinto.
La regia di Di Leo è comunque buona, piena di tocchi visionari, ed inoltre fa uso sapiente del montaggio e della sovrapposizione delle scene, che ho apprezzato. Tutto sommato, ho visto molto di peggio, e colonna sonora e scenografia sono degne di nota. In generale, il film merita un 6 pieno.

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