14.6.08

E VENNE IL GIORNO - M. Night Shyamalan

Sugli Stati Uniti incombe ancora una volta la minaccia di presunti terroristi e le masse cominciano di nuovo a scappare dalle città e a rifugiarsi in campagna, in una nuova epopea che ha poco di epico e tanto di drammatico. Il pericolo è infernale: un’ondata di suicidi collettivi comincia scatenarsi sul territorio nazionale. Il buon Elliot, professore e marito tormentato, fugge con la moglie e la figlia del suo migliore amico ed affronta un mondo ancora una volta devastato dall’orrore del dopo-11 settembre. Sembra di vedere “La Guerra dei Mondi” di Spielberg, ma con un puntino in più di pessimismo: stavolta Shyamalan non scherza in quanto a gusto horror, la violenza è talmente tanta da appesantire quello che è si un film autoriale, ma che dovrebbe attirare molte persone nei cinema… sarà poi perché il suicidio è per me un atto atroce (non solo moralmente, quanto proprio fisicamente) da vedere, ma sinceramente tutta quella morte voluta mi ha disgustato. Non dico che non fosse negli intenti di Shyamalan utilizzare quel disgusto come mezzo comunicativo, ma ci sono altri autori che lo hanno fatto senza mettere su il museo degli orrori (vedi Cuaròn nel suo “I figli degli Uomini”). Senza contare che la sceneggiatura sembra veramente riciclare molte idee di altri film: lo stesso “La Guerra dei Mondi” proponeva già la digressione finale nella casa dispersa nelle campagne; sembra incredibile che Shyamalan lo abbia ripreso in modo così pedante. Come se non bastasse, le modalità con cui si propaga questa morte, una volontà di morire cieca e assoluta, ma che lascia evidentemente alle vittime il tempo di pensare ai modi più spettacolari per farla finita (ce n’è per tutti i gusti: dal frontale volontario alle file di boscaioli impiccati agli alberi dove stavano lavorando), fanno più di una volta sorgere il sorriso sulla bocca (la scena della vecchia che sbatte la testa contro le finestre ripetutamente è francamente imbarazzante). Non voglio condannare il film all’oblio, perché si deve ammettere che il plot narrativo ha il suo buon fascino e che i trailer non sono riusciti a svelarlo permettendoci un certo margine di sorpresa; solo, mi sembra che poi Shyamalan non riesca a colpire bene: dopo tanta violenza, l’ennesima riflessione sull’amore e sulla tranquillità familiare come mezzo per salvare il mondo dalla catastrofe. Sinceramente questo ce l’aveva già detto in “The Village”, ma anche già nel “Sesto Senso” e in “Sinqs”. Ciliegina sulla torta sono le ingenuità che accompagnano alcuni passaggi narrativi: si pensi alla scena in cui il treno si ferma in mezzo al nulla e magicamente tutti i passeggeri provenienti da New York trovano un veicolo per scappare… ma dai, stiamo scherzando? E vogliamo parlare dell’epilogo? Puf, e tutto finisce… per poi ricominciare proprio quando sembra che si possa essere un po’ speranzosi. Secondo me un certo regista/sceneggiatore dopo i fasti e i trionfi di “The Village” e “Il Sesto Senso” non sapeva più che pesci piglià… senza dubbio sono triste per lui, ma per favore, ci risparmi questa roba…

Voto di Fabio: sufficiente.

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