14.12.06

IL COVO DI TERESA su Raidue


IL COVO DI TERESA

La serie di “Crimini” continua: dopo lo splendido episodio di Palermo (che mi ha conquistato, come spero si sia inteso), ci si sposta a Napoli, altra terra purtroppo lacerata da guerre di criminalità organizzata e da tragedie molto profonde. “Il Covo di Teresa” di Diego De Silva, con Lina Sastri (bravissima) e una sorpresa molto gradita: un bravo Pietro Taricone (non me ne vogliate…).

TRAMA: Marco Portosalvo è un giovane rapinatore napoletano, che respira ogni giorno la violenta aria della città partenopea sconvolta da omicidi e criminalità.

Allo stesso modo, Teresa è una anziana signora che vive sotto Marco, e che tenta di seguire la sua strada senza dar fastidio a nessuno.

Per ultimo, Mario Zonin, di Alessandria, è appena arrivato in città come carabiniere ausiliario; in questa città è morto il nonno, anch’egli carabiniere, deceduto in uno scontro a fuoco.

Un giorno come un altro, Marco entra in un ufficio postale con la sua banda per tentare un colpo. Un ex-carabiniere in pensione viene ferito gravemente, e i banditi scappano. È allora che Marco cerca riparo dalla signora Teresa, che lo ospita in casa sua per cinque lunghissimi giorni. Intanto, il carabiniere ferito muore, e Mario, assieme a tutta la sua caserma (sono tutti incazzati neri…) si lancia in una caccia senza tregua ai responsabili della rapita.

CRITICA PERSONALE: altro gioiellino, non c’è che dire. Mentre in “Troppi Equivoci” la tensione morale faceva l’80% del lavoro, definendo così il film come un noir esistenziale crudo e perfetto, “Il Covo di Teresa” si rivela essere un thriller serrato, con una sceneggiatura di ferro e affascinante: nelle vie della sempre stupenda Napoli, carabinieri e delinquenti intessono una caccia all’uomo senza tregua. Le strade, le piazze, persino gli appartamenti negli edifici, persino la metropolitana, diventano affascinante campo di battaglia. La telecamera indugia sulla situazione critica in cui Napoli verte tutt’ora: criminalità nascosta ma impelagante, omertà, sistemi di sicurezza all’avanguardia (anch’essi nascosti nella moltitudine di anime). Al centro, la splendida storia di un ragazzo con una donna che potrebbe essere sua madre, e al contempo di un carabiniere che cerca giustizia per un parente che gli è stato portato via. Una tensione che divampa per tutto il film, sino al confronto finale, mentre la regia, sicura come non ci si aspetta da un film tv, mostra la tragedia di un sistema sociale succube della criminalità e di una mentalità che non lascia scampo a dubbi. Un ritratto di Napoli eccezionale, bello, coinvolgente. Più teorico rispetto a Camilleri, ma al tempo stesso ancor più complesso e perfetto nella dinamica narrativa. Bellissimo. Voto: 8.

Etichette: