12.5.06

Karol

Ieri sera si è concluso lo sceneggiato in due parti "Karol: Un papa rimasto uomo", per la regia di Giacomo Battiato.

Portare il racconto della vita di Karol Wojtyla in TV non era semplice: la portata delle opere, dei viaggi, dei messaggi e dei simbolismi non poteva essere racchiusa in solo due puntate da due ore ciascusa. Così, in modo intelligente, Battiato ha realizzato due fiction, la prima andata in onda poco dopo la morte del grande papa polacco, che raccontava della sua vita pre-papato, e la seconda, andata in onda mercoledì e giovedì sera, che raccontava gli anni del pontificato.

Devo dire che fa impressione vedere in un film quello che è accaduto solo l'anno scorso, e che rivedere le stesse scene a cui ho partecipato attraverso la TV ricreate nella finzione è stato strano. La sensazione di deja-vù è stata tanta, non era possibile fare diversamente.

La prima parte dello sceneggiato si basava di più sulla mera rappresentazione dei fatti: la scelta di farsi prete nella Cracovia occupata dai nazisti, la lotta contro il regime comunista, ma affrontava anche da vicino il dilemma di un uomo diviso fra l'amore per la vita e la sua innata fede. Affascinante perché sconosciuta, sapeva rievocare il clima di drammatica oppressione vissuto dal giovane Karol. Molto affascinante, molto bello.

Questa seconda parte poteva essere una mera descrizione piatta e inutile di eventi che tutti avevamo visto in prima persona (la malattia, la lotta contro la guerra in Iraq, l'impegno in Africa...) invece, "Karol" ha saputo cogliere l'obbiettivo: narrare la sconfitta e, allo stesso tempo, la vittoria di un uomo malato, ma dalla forza d'animo sorprendente, che si distaccava dalla figura religiosa e di fede ed entrava nell'olimpo delle grandi guide politiche e democratiche della fine del XX secolo. Malattia, frustrazione, spirito di altruismo più umano che cristiano (ma c'è davvero differenza fra le due cose?), la catastrofe della guerra vista da chi la guerra l'ha vissuta ed è diventato la guida spirituale più importante dell'Occidente cristiano... una spirale di disperazione e di forza di volontà che concede pochissimo all'agiografia.

Il Karol di Battiato (e del bravissimo Piotr Adamczyk, l'attore che ha impersonato il pontefice) è un uomo malato e distrutto, oppresso, che parla di pace e vede la guerra, parla di giustizia e vede le dittature, che tenta di gridare "giustizia!!" ma viene azzittito e diviene vittima di attentati. Una personalità incredibilmente novecentesca nell'animo, incredibilmente moderna ma legata inossidabilmente alle sue origini. Contornato da figure più o meno note, come i suoi vecchi amici di Cracovia, Madre Teresa, Padre Stanislao, il dottor Buzonetti (il medico che per primo curò il Papa dopo l'attentato del Maggio '81, interpretato da un grande Michele Placido), ma anche monsignor Romero, Karol segue la difficile strada per la santità cristiana (e laica) affrontando con la stessa grinta le difficoltà e i mali personali (il tumore, l'attentato, il parkinson...) e gli orrori del passato decennio. E tutti, dalla vecchia amica di teatro sino a Santa Teresa di Calcutta, sono membri di un viaggio fantastico, di una epopea disillusa e profondamente desiderosa di pace e di giustizia. Missione compiuta, anche rispetto alle altre serie tv apparse sulla Rai (con Jon Voight, forse l'unico a poter veramente affrontare quella parte) e su La7 ("Non abbiate paura"), riconfermando che anche Mediaset sa sfornare roba di classe...

Voto: 8.

Etichette: