Capaci, 15 anni fa
Quindici anni fa, all'uscita dell'autostrada per Palermo le tre macchine del corteo di polizia furono scosse da un'esplosione che qualcuno accorso per dare una mano dopo l'attentato, descrisse così: "Pare 'na bomba atomica!".
L'autostrada devastata, l'asfalto scaraventato a un km di distanza dal punto di deflagrazione, i corpi senza vita del giudice Falcone, della moglie e degli agenti di polizia inceneriti.
E' l'inizio di una guerra "ufficiale" fra Stato e mafia che dura ancora oggi, una guerra sporchissima fatta di mazzette, attentati, omertà, intimidazione.
Dal 1980, Falcone, Borsellino ed altri giudici della squadra anti-mafia si erano prodigati alla lotta contro i clan della criminalità organizzata, lottando sia contro il nemico "ufficiale", sia contro la negligenza, l'ipocrisia, l'omertà di parte della popolazione. La verità è che Falcone e Borsellino, due ottimi funzionari dello Stato, furono abbandonati dallo Stato stesso e costretti a lavorare con il minimo indispensabile, organizzando con mezzi di fortuna quello che fu il più grande processo contro la criminalità mai visto in Italia.
Giovanni Falcone e la moglie se ne andarono "da soli", non lasciarono figli a casa, perché Falcone aveva deciso di non averne ("Se metto al mondo un figlio, metto al mondo un orfano"), ma la sua professionalità, la forza di volontà, sono veramente state trasferite attraverso due generazioni, fra cui la mia, infondendo ideali di libertà, ed assieme all'esempio di Don Puglisi e di Peppino Impastato, quelli dei giudici di Palermo sono i gridi più forti della coscienza civile italiana.
La cosa che più mi sconvolge è senza dubbio che questa gente campava, amava la moglie e i figli, giocava a carte, si faceva un bagno al mare, sapendo di essere "cadaveri che camminano" (come disse lo stesso Borsellino nella sua ultima intervista al TG5 nel 1991). Sapevano che un giorno sarebbero arrivati a loro. Però non hanno esitato, hanno combattuto con le parole e con la forza, con tutti gli strumenti in mano loro, per un'Italia veramente migliore. Onore a loro. Io RICORDO CAPACI.
2 Comments:
Ma in Sicilia se lo sono scordato. E il merito è anche di Cuffaro, candidato presidente e indagato per favoreggiamento mafioso. Ha chiesto e ottenuto dalla RAI di rimandare la fiction su Falcone appellandosi alla par condicio perché favorirebbe la Borsellino sua avversaria, poi ha scritto a Sky impedendo che venga messo in onda il documentario sulla Mafia Bianca perché lì si dice che Cuffaro è colluso con la mafia. Infine ha diffidato ogni sito internet a pubblicare informazioni che lo colleghino alla mafia in Sicilia. Poi ha annunciato candidamente che se sarà giudicato colpevole di favoreggiamento semplice ad associazioni mafiose non si ritirerà dalla politica (complimenti!). Per depistare gli elettori ha stampato cartelloni con scritto "la mafia fa schifo". Ma se scrivi Cuffaro su Wikipedia (l'enciclopedia libera del web) ti dicono palesemente che è un mafioso anche lì. Nonostante tutto questo in Sicilia Cuffaro è dato vincente per 17 punti sulla Borsellino. Perché? Mon dieu, ma perché è mafioso! E perché ha tante amicizie importanti. E Falcone è morto per niente.
Concordo in pieno. :)
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