D-DAY 1944
E di fatto così fu: quel 6 giugno del '44, quando gli americani, gli inglesi e i canadesi sbarcarono sulle coste della Normandia, fu veramente una giornata memorabile. Dico "memorabile" in tutti i sensi, sia positivi ché negativi.
Ma partiamo con ordine. Nel 1944, l'Europa è sotto il controllo della potenza nazista. Le deportazioni, gli eccidi, la tirannia, continua sulle più importanti nazioni europee. Ad Auschwitz la gente viene ancora ammazzata, e continuerà ad essere sterminata per quasi un altro anno. I sovietici combattono eroicamente ad Est, marciando fra campi di battaglia e cittadine ormi irriconoscibili a causa delle orrende distruzioni generate dalla guerra. Il comando Alleato, intanto, ha deciso che l'assalto all'Europa Occidentale non può più essere reinviato. Questo principalmente perché le sole truppe russe non riescono materialmente a soverchiare la potenza nazista. Al generale americano Eisenhower è affidato l'incarico di organizzare un massiccio blitz nel Vallo Atlantico, la lunga fortificazione che i nazisti avevano eretto nell'Europa settentrionale (nei piani, dalle coste della Norvegia sino a quasi sconfinare in territorio spagnolo). L'operazione dura sei mesi, al termine dei quali un'imponente armata si è riversata in tutta Inghilterra. Ne fanno parte soldati americani, britannici, candesi, polacchi e francesi, costituiscono quella che sarà ribattezzata "La nuova armada". Dopo mesi di contro-spionaggio, di sabotaggi e di bombardamenti, finalmente l'attacco viene deciso per i primi di Giugno '44. Il piano di Eisenhower e di Montgomery è quello di assaltare una zona del Vallo Atlantico sia dall'alto (con truppe aviotrasportate) sia dal mare, con un'imponente operazione anfibia. La scenta del giorno ricade su tre date: il 5, il 6 o il 7. Il tempo è molto cattivo sulla Normandia, così l'intero piano rischia di essere rimandato a dopo l'estate (il ché vuol dire che la guerra sarebbe continuata ancora per un altro anno). Infine, rishciando, il comando Alleato decide di attaccare il giorno 6 giugno.
GIà la notte di sabto 5 Giugno alcuni reparti paracadutisti attaccano posizioni chiave della Normandia, in particolare i ponti fluviali. In questa fase rimane memorabile il coraggioso assalto delle forze speciali inglesi al ponte Benouville, vicino Caen, dove solo sessanta soldati riuscirono a battere una soverchiante guarnigione di soldati tedeschi. Infine, alle 06.00 del mattino, su cinque spiagge della costa normanna battezzate in codice Omaha, Juno, Sword, Gold e Utah, mezzo milione di soldati sbarca in un inferno di proiettili, urla e morte. Tragico è l'episodio di Omaha Beach, assalto rivelatosi una parziale sconfitta per gli americani, che riportano vittime ingenti. I combattimenti sulle spiagge, nelle campagne adiacenti e nelle città costiere proseguono per l'intera giornata, trasformando la placida realtà contadina "periferica" alla macchina di distruzione del nazismo in un inferno. Migliaia di civili e di soldati di tutte le nazionalità partecipanti muoiono. I combattimenti nella regione sono duri e continuano sino a metà luglio, quando finalmente le truppe alleati sfondano le linee e marciano verso Parigi. Da Parigi passeranno al Belgio, dal Belgio all'Olanda, per poi arrivare in Germania, dove si ricongiungeranno con i compagni sovietici.
Che la guerra sia orribile, è un dato di fatto. Che nessun fenomeno bellico sia accettabile, io sono convinto. Però non posso non dare ragione a quei veterani che dicono: "In Normandia, abbiamo combattuto per la libertà". Non è come accade oggi in Iraq, dove le minacce vengono create con montaggi per organizzare gigantesche campagne per il "dio-petrolio". Non sto dicendo che Garibaldi o George Washington hanno comattuto in Normandia, né che l'idealismo da parte alleata regnasse sovrano (tutt'altro) ma sto dicendo che lo sbarco in Normandia, pur nel suo orrore, ha salvato, assieme ad altre giornate come il 25 Aprile, ognuno di noi. Ogni soldato combatteva per salvarsi la pelle, perché la guerra non è eroismo, bensì sangue, dolore, distruzione. E' ciò che è più lontano possibile dalla normalità, e anche il nemico, i nazisti, ha sofferto pene difficilmente rimarginabili, perdendo amici, figli, mogli, fratelli. Ma dico anche che ogni territorio conquistato ai nazisti da parte degli americani e degli inglesi avvicinava sempre di più il mondo alla fine della guerra e al ripristino della democrazia, della pace e della dignità umana che i nazisti e i fascisti avevano tentato di distruggere. E questo, per me è un dato di fatto di cui và tenuto conto, e che non va dimenticato. "Loro", i soldati alleati, sono morti anche per noi. E sono convinto di questo, nonostante possa essere scambiato per un filo-bushiano o berlusconiano. QUello che dicono loro è un'altra cosa. Il D-Day, lasciamolo alla meritata memoria dei posteri. W il D-Day!
A chi è interessato all'argomento (molto pochi, scommetto) consiglio caldamente uno dei miei film preferiti:
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