Ah, le avventure grafiche: bei ricordi...
Devo dire che con le avventure grafiche ho sempre avuto un rapporto strano: mia madre ne và pazza, ha giocato praticamente tutti i capolavori della categoria (e, a parer mio, anche molta "monnezza"...), ma io, pur provando a giocarci, ho sempre preferito appassionarmi alle storie e ai personaggi, senza mai arrivare in fondo ai giochi. Ecco comunque qualche bel ricordo.
"The Last Exspress". Che dire? E' la migliore avventura grafica mai inventata. La grafica, oggi, può apparire insignificante, anche se, a mio parere, il suo disegno a mano (vedi foto a sinistra) e la sua struttura "a fumetto" hanno ancora il loro superbo fascino. Narra una storia di spionaggio, suspance, amore e guerra ambientata sull'Orient Express (qualcuno ha detto "Aghata Christie"?!) alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Ebbene, devo dire che forse è ancora oggi una delle migliori storie thriller su videogioco, e di certo quella dotata di più spessore: sul treno, le vite dei personaggi, le fermate, e persino gli eventi secondari alla trama erano perfettamente regolati da una superba intelligenza artificiale. Così si aiutava il giocatore ad entrare nella vicenda senza grosse difficoltà: sembrava proprio di stare sull'Orient Express! Ciò voleva anche dire che il ritmo di gioco era frenetico, perché l'indagine contro "i cattivi" era scandita dallo scorrere degli eventi, e ricordo che i "game-over" erano molto frequenti. E poi, la sceneggiatura era divina... ah, capolavoro...
Black Dahlia. Nato nel '98, basandosi sul noto romanzo di Ellroy (niente a ché vedere con De Palma), la prima avventura "a sfondo fotografico con attori in carne-ed-ossa" che ricordi. La storia trattava dell'inquietante caso della signorina Short, ragazza uccisa barbaramente a Los Angeles nel '45 , costruendo una storia che ruota attorno ad altri omicidi seriali (inventati) commessi a Cleveland nel 1941. Il gioco era bello per la sua lunghezza (ricordo che il sowftware era diviso su otto CD!), e per la trama che univa thriller e horror (generi "attigui") con lo spionaggio e il warmovie (anche qui c'entrano i nazisti), con un gameplay molto classico. Uno dei giochi più "horror" di allora, ed un successo, grazie anche al fatto che vi partecipò anche la stella Dennis Hopper ("Apocalypse Now", "Easy Rider"...). Bello, ma molto difficile. Riuscii a finirlo!
La saga di Gabriel Knight. Eh, anche qui si è in zona "masterpiece". Ricordo di aver "vissuto" il n°2 e il n° 3 di questa saga videoludica "horror" nata nel 1991 dalla penna di una scrittrice americana, che vedeva il giocatore alle prese con i casi di Gabriel, investigatore del paranormale invischiato in indagini molto complesse e dai contorni poco chiari. Il primo episodio, del '91 appunto, è ormai quasi introvabile, e non nego che poterlo giocare sarebbe come togliersi un sassolino dallo stivale. QUanto al 2 e al 3, il primo è un gioco "a sfondo fotografico", in cui Gabriel e la sua assistente Grace devono cercare di scoprire cosa si cela dietro una catena di strani delitti in Baviera. Il secondo, con grafica 3D (forse la più bella di tutti i giochi punta-e-clicca di sempre), era invece ambientato a Rennes-Le Chateau, luogo "storico" per gli appassionati di occulto e di storia ipotetica (è anche citato da Dan Brown nel "Codice"), e costituisce senza dubbio uno degli esempi di avventura più riusciti. Bellissimo, l'ho giocato 3 volte.
Still Life. Ultimo in ordine di tempo, "Still Life" è la mia avventura preferita degli ultimi tempi, quella che, dopo tanti giochi "trascurabili", ha avuto un impatto enorme sulla mia immaginazione. E' un gioco "moderno", nel vero senso della parola, è il portare il thriller cinematografico (molto "From Hell" dei fratelli Hughes) nel contesto videoludico. Ciò che mi sorprende, anche qui, è lo spessore della trama: attraverso gli occhi di un'investigatrice della polizia di Chicago dell'anno 2005 e quelli di suo nonno, detective privato nella Praga degli anni '20, si vive l'indagine su un terribile serial killer. L'intreccio è dunque il punto di forza del gioco, a cui si sommano una grande atmosfera, molti riferimenti cinematografici fra le righe, ed una solida componente melodrammatica. Un gioco bellissimo.
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