11.7.06

CAMPIONI DEL MONDO!

Domenica 9 luglio 2006. Sera tardi. SOno davanti alla tv a casa di alcuni amici di mia sorella e mio cognato. alla TV danno la finalissima, Francia-Italia. SOno sull' 1-1, le difese di entrambe le squadre sono mura invalicabili e i francesi sono tosti. Man-mano che passano i minuti, vedo l'Italia completamente spenta, incapace di reagire, pronta già ai supplementari. Gli italiani sono spenti, i francesi ingaggiano, noi non sappiamo come difenderci, sembra quasi che i giocatori azzurri pensino più al loro succoso premio in denaro per la partecipazione ai mondiali, piuttosto ché a far vivere un sogno a tutta l'Italia e ai nostri compatrioti sparsi nel mondo da due secoli. Mi dispero, convinto che, da un momento all'altro, la Francia segni il goal decisivo e che un altro mondiale svanisca nel nulla. Dopo alcuni minuti, l'arbitro fischia, e si passa ai supplementari. "Ci hanno portato fortuna contro la Germania!" penso, cercando di confortare il mio cuore sportivo in pena. Invece, i 30 minuti supplementari continuano come prima, senza nessun goal da entrambe le parti, e i rigori si avvicinano. Lo spettro di "Francia '98" e "USA '94" aleggiano tetri sui visi degli spettatori e di tutti i tifosi... e quando l'arbitro fischia, il cuore si crepa come un diamante prezioso. Comincia l'angoscia. Guardo in silenzio. Non conosco affatto le regole dei rigori, non sono affatto esperto di calcio. Poi, dopo lo sbaglio clamoroso dei francesi, un mio amico fa: "Se va in porta questa, abbiamo vinto". I brividi mi distruggono e mi fanno rizzare la pelle. Tira Grosso. E poi, solo FESTA. RImaniamo nell'appartamento a festeggiare fra lo stordimento e l'euforia pura, mentre fuori, a Bracciano 2, volano urli, fuochi d'artificio e musica ad alto volume. Mi guardo intorno. L'Italia di Calciopoli ha vinto i mondiali di Germania 2006! Pochi secondi dopo siamo in strada, saliamo su due macchine diverse poi ci inoltriam in quella giungla urbana che fino a poco prima si chiamava "Bracciano". Scendiamo alla stazione, l'ultimo baluardo tranquillo, e ci dirigiamo verso Via Principe di Napoli, la via principale della cittadina, dove il Carnevale sembra arrivato cinque mesi in ritardo: camion delle ditte di operai sfilano con sopra venti-trenta ragazzi festanti, sembrano psicopatici appena usciti dal manicomio. Andiamo in Piazza del Comune, dove si fanno i gavettoni, dove si fischia, si urla e si festeggia come pazzi. Incontro Carlo e Lidia, due miei amici che, per quanto ne sapevo, non dovevano essere neppure a Bracciano! Me li abbraccio, sono già fracichi dalla testa ai piedi, mi bagno anche io. Poi torno in Via Principe di Napoli per vedere i camioncini che sfilano, i fumogeni che investono l'aria, le grida di gioia, le bandiere tricolori, le macchine che passano con lo stereo a tutto volume. Incontro uno dei miei migliori amici, Michele, e lo abbraccio. Poi cominciano a volare sulle nostre teste sacchi per la spazzatura carichi d'acqua, e mi salvo per ben tre volte consecutive! Intanto ho perso completamente la voce e, intorno a me, la festa si trasforma in delirio puro. Io non ci capisco più nulla, ma rimango lì e penso: "Anche se si tratta solo di calcio, stanotte si festeggia l'unità di una nazione... è storia. E fra dieci anni io potrò dire "c'ero anche io". Poi torniamo a casa, gioiosi, storditi, stanchi, zuppi d'acqua, ci ripuliamo e, quando mi stendo sul letto, mi rendo conto che ho vissuto un momento epico. CAMPIONI DEL MONDO!!